Appena arrivato a Bari da Londra (dove vive e lavora ormai da anni) per seguire da vicino le riprese del film nato dalla sua fervida fantasia, ”La Ragazza dei miei Sogni”, in lavorazione in questi gg in Puglia, Francesco Dimitri si presta ad una nostra breve intervista.
E’ noto che il film è tratto dall’omonimo libro fantasy, scritto proprio da Dimitri ( che è anche autore del soggetto e coautore, con Saverio Di Biagio, della sceneggiatura) ed è ritenuto, da critica e pubblico, uno degli autori italiani di fantasy più interessanti, nel panorama letterario contemporaneo.
Cosa ti aspetti da questo film?
«Penso che risulterà sicuramente un bel film ma soprattutto mi aspetto che venga fuori una storia capace di dare qualcosa agli spettatori. Le belle storie sono capaci di portarti in un’altra dimensione, una specie di mondo delle fate di cui alla fine un pezzo resta per sempre nell’animo».
Come ha reagito il tuo pubblico di lettori alla notizia che il romanzo “La ragazza dei miei sogni” sarà un film?
«In realtà molti lettori erano in attesa e sono stati molto contenti della notizia perché si tratta di una storia che può davvero parlare a tutti, contribuendo a superare una falsa e obsoleta idea secondo cui esisterebbero tipi di letteratura maschili e femminili, una teoria sessista che non ha alcun fondamento».
C’è un’altra opera che tu e tuoi lettori vorreste vedere tradotta in pellicola?
«Sì, molti aspettano “Pan” e per me sarebbe fantastico ma mi rendo conto che si tratta di una produzione davvero troppo impegnativa, anche sotto il profilo degli investimenti, produrre “Pan” significherebbe produrre un colossal. Comunque anche il mio ultimo romanzo “L’età sottile” ha una struttura decisamente cinematografica».
Sei autore di libri fantasy nei quali ampio spazio occupa la “magia” e non fa eccezione La ragazza dei miei sogni, da dove deriva questo interesse così forte?
«Sono sempre stato appassionato di magia intendendo però la magia non come semplice moda new age, ma qualcosa di molto più profondo e complesso, la ritengo sostanzialmente una forma di arte, così come lo sono la letteratura e la poesia, e come queste riesce a dirci qualcosa su come funzioniamo davvero. Se ci pensiamo in fondo lo stesso universo è magico».
Cosa pensi del fantasy nel cinema e soprattutto nel nostro Paese?
«Io amo il fantasy fin da piccolo quando il pubblico dedito a questo genere era veramente ristretto, oggi le cose sono cambiate molto e un esempio di questa trasformazione è dato dal grande successo di Lucca Comix. Il pubblico quindi ormai c’è, sono le produzioni che forse scarseggiano. Infine va ricordato che sussiste ancora una forte esterofilia, un fenomeno del resto naturale dal momento che un po’ tutta la mia generazione si è formata su produzioni straniere, prima fra tutte quella anglosassone».
A cosa stai lavorando ora?
«Ad un nuovo romanzo incentrato su una storia di cow-boy molto particolare. In realtà è un’idea nata molto tempo fa alla quale finalmente ho iniziato a lavorare. Mi capita quasi sempre di produrre il seme di un nuovo progetto ma poi prima di realizzarlo trascorrono anni e questo perché non è semplice trovare il giusto percorso di una storia. Una storia non è tanto invenzione, quanto assidua ricerca del suo svolgimento naturale perché non ci possono essere tanti modi per portarla avanti giacché ogni storia può funzionare in un solo modo. E il gioco è nel coglierlo».
Come è nata la collaborazione con Corrado Azzollini e la Draka?
«Per caso, grazie a mio fratello che aveva già collaborato con Draka; ma ha superato le aspettative. Ho lavorato nella mia carriera con molta gente e devo dire che riconosco Draka come una delle più serie e gradevoli produzioni con cui ho avuto a che fare e non lo dico certo perché mi trovo qui ora …. Ci tengo poi a sottolineare che ci vuole coraggio per produrre una storia come questa e la Draka quindi ha dimostrato una grande audacia che merita ammirazione».